A proposito di… social media e crescenti comportamenti a rischio

Foto di Sabine Kroschel da Pixabay

RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI

«La Commissione Giustizia del Senato USA ha convocato e audito i potenti dell’hi-tech, coloro che detengono il primato dei social media americani: in quella sede è andata in scena una sorta di messa in stato d’accusa della comunicazione e dell’informazione via web, per le conseguenze drammatiche provocate in danno di minori e adolescenti caduti nelle “rete”: erano infatti presenti molti genitori di ragazzini vittime di adescamenti sessuali, giochi pericolosi, istigazione al suicidio».

Infatti, scrive Francesco Provinciali in una sua recente riflessione, sono «anni che ci si interroga sull’uso dei social che diventano “dissocial” poiché, lungi dal favorire un supporto all’impegno educativo delle famiglie e più specificatamente didattico e pedagogico dei sistemi formativi, hanno favorito da un lato una diffusione massiva incontrollata, dall’altro non hanno posto tutele e ripari alla fruizione solipsistica e fuorviante delle tecnologie» […] tanto che sono troppi, ormai, i casi archiviati come errori, infortuni o fatalità che, invece, vanno «ricondotti alle politiche diseducative che i grandi network hanno favorito, come testimoniano gli ormai numerosi «casi di cyberbullismo, di violenze agite attraverso le tecnologie, di sfide assurde alla morte, seguendo video diffusi in rete, di prove di impiccagione», oltre che la massiccia diffusione «della pornografia, della prostituzione minorile agganciata in rete e di tutte le raffinate distorsioni che ne sono via via derivate, a cominciare dal revenge porn, la trasgressione più odiosa, la “vendetta” realizzata attraverso la diffusione di immagini intime carpite a insaputa delle vittime».

E allora, afferma l’Autore, è bene interrogarsi anche in Italia ed in Europa sul “non fatto”: «l’emulazione, l’indifferenza degli adulti ammantata da un’assenza di regole e norme di comportamento che rasenta l’incoscienza hanno consentito una sovraesposizione al pericolo nella frequentazione dei social, fino a farli diventare una sorta di cloaca maxima dove affogare senza tornare a galla».


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