A proposito di… bambini traumatizzati dalle barbarie della guerra

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

SOLETERRE ONLUS

A Leopoli, nell’ospedale di Soleterre Onlus, il personale sanitario si occupa di anni della cura dei bambini e, oggi, anche di coloro che sono traumatizzati dalla guerra in corso.

«Tutti i bambini che stiamo curando qui erano bambini sani» racconta Damiano Rizzi, psicologo, psicoterapeuta, fondatore e presidente di Soleterre, che da 15 anni opera in Ucraina. Ad esempio, perdere l’uso della parola è una delle sintomatologie più frequenti nei bambini sopravvissuti alla guerra tanto che «quando arrivano fingono di essere morti, non parlano, restano a letto in posizione fetale e l’unica cosa che fanno è piangere». Poi, col tempo e tanta pazienza, anche i più piccoli presi in carico da questa associazione tornano ad avere fiducia negli esseri umani.

Ad ogni modo è davvero «complicato provare a mettersi nei panni di un bambino (omissis) che viene devastato da una bomba» continua Rizzi nell’intervista rilasciata a Claudia Burgio anche perché il più delle volte si «ritrova in un ospedale con persone estranee, senza gli affetti più stretti, senza una mamma né un papà».

La prima reazione che hanno questi bimbi traumatizzati è quella di «regredire fino a smettere di parlare», poi, poco alla volta, con tanta cura, attenzione ed amore, riescono a recuperare qualche spazio esistenziale.


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