Foto di Thomas Mayer da Pixabay

-

21 Luglio 2025
Massimo Clerici

,

Raffaele Bianchetti

,

Mauro Croce

,

Dopo aver capito, saremo capaci di agire?

EDITORIALE

-

Fascicolo 2

~~~~~~~

Le strette relazioni tra adolescenza, comunicazione mediata da nuove tecnologie, ruolo dei social e violenza quotidiana aprono interrogativi di non secondaria rilevanza nel mondo contemporaneo e, da tempo ormai, trovano pressoché totalmente impreparati famiglie, insegnanti ed educatori in genere.

In questi anni, forse, abbiamo a mala pena cercato di comprendere le radici di questi fenomeni e le intricate relazioni interne che le avviluppano arrivando a porci solo una domanda chiave: “ma è proprio vero che questi fenomeni sono parte inscindibile del funzionamento di una società social-media-related e di una crisi generazionale che da tempo colpisce inesorabilmente l’adolescenza e che si drammatizza vieppiù̀, quotidianamente, allarmandoci per le difficoltà a comprenderne l’andamento e, soprattutto, a cercare delle soluzioni realisticamente praticabili?”.

L’andamento di questi fenomeni è ben noto e noi viviamo tale quotidianità con un “percorso” informativo perlopiù asettico, scandito da episodi di violenza che si manifestano sotto le più diverse forme assumendo ormai le vesti di un variegato format a puntate rappresentato dai media in maniera pseudo-filmica e condizionato dalle risposte epidermiche o, come si dice oggi, “di pancia” di una popolazione generale che rimane alla finestra.

Viene da chiedersi, allora, se sia davvero questo il nostro modello di selezione dei fenomeni sociali o sia, piuttosto, la cassa di risonanza mediatica a proporci costantemente tali temi sub-specie serial-tv o aneddotica popolare di matrice sensazionalistica senza che noi si sia in grado di rendercene conto? Del resto, è altrettanto vero che quasi tutti i fenomeni collettivi della società contemporanea – e non solo quelli adolescenziali – mostrino queste “vesti” e siano proposti con similare attenzione alla collettività a prescindere dai contenuti e dalla rilevanza che hanno sulle fasce di persone interessate; quello che rimane certo – salvo dimostrazione contraria – è che l’odierna proposta mediatica manca di qualunque contenuto educativo e prescinde dalla necessità di indagare, con cautela e con necessario approfondimento, i contenuti di ciò che accade.

Ad ognuno il suo mestiere! Ma è lecito domandarsi: non sono anche i media – in senso lato – e, nello specifico, i social ad avere l’obbligo morale di tener conto dei bisogni etici o educativi dell’attuale società e, specialmente, delle nuove generazioni?

Nei fatti, la violenza come fenomeno ormai permea il quotidiano e, forse, non è vero che gli adolescenti – in massa – l’abbiano abbracciata sic et simpliciter per poter sopravvivere ad un mondo dove le “mezze misure” non piacciono più a nessuno e dove la loro esposizione agli eventi, peraltro, raramente interessa a qualcuno

Viene da chiedersi, allora, se sia davvero questo il nostro modello di selezione dei fenomeni sociali o sia, piuttosto, la cassa di risonanza mediatica a proporci costantemente tali temi sub-specie serial-tv o aneddotica popolare di matrice sensazionalistica senza che noi si sia in grado di rendercene conto

Noi adulti, allora, abbiamo già capito tutto o siamo attrezzati per capirlo? Non ci pare affatto… Il problema ad oggi ancora aperto, ad esempio, è quello di non essere in grado di trovare soluzioni accettabili e sensate né al modo con cui questi contenuti vengono proposti né – e questo è ancora più difficile – al modo con cui diviene possibile arginarli, soprattutto una volta che i comportamenti violenti vengano messi in atto e, di fatto, socialmente re-indirizzati attraverso media “fuori controllo” che fungono da meri amplificatori acritici.

Intanto – e questo aggrava ulteriormente i fenomeni descritti – sembra rivelarsi particolarmente limitata la capacità di comprensione e di controllo diretto di tali eventi e della loro rappresentazione collettiva ad opera di una generazione – i cosiddetti adolescenti – dalla quale siamo sempre più lontani in termini normativi, linguistici, contenutistici e di compenetrazione valoriale. Questa mancanza di risposte – antagoniste e/o correttive – al problema testé descritto attraversa innegabilmente le generazioni più avanti con gli anni, troppo lontane culturalmente o ideologicamente, ma – nello stesso tempo – sembra scardinare anche le contiguità tra le generazioni più vicine quasi non ci fosse possibilità di porre rimedio alle soluzioni di continuità  che si aprono in tempo reale e che prima, invece, manifestavano divergenze solo tra generazioni distanti venti o trenta anni a differenza di ora dove paiono rivelarsi anche tra generazioni che si susseguono in modo ravvicinato.

Si dirà: “è ovvio, perché l’accelerazione tecnologica impone questo pegno da pagare ma, nel contempo, non garantisce possibilità alcuna di correzione”!

Gli effetti stessi dell’accelerazione non si vedono solo nella velocità della differenziazione tra generazioni, ma anche nel rapido perdere di vista contenuti e risposte che, se vengono lanciati, divorati rapidamente ed espulsi senza possibilità di metabolizzazione alcuna, inevitabilmente si perdono… la metabolizzazione di tali contenuti potrebbe risultare solo dalla capacità di “tenere dentro” quello che si riceve, comprenderlo, dargli un significato e creare anticorpi, se di anticorpi abbiamo davvero bisogno…

Cosa fare, allora? Con questo numero di “Adolescenze” ci siamo permessi di proporre ai lettori, oltre ad alcune domande, anche utili suggestioni, perseguendo uno scopo ben preciso: fornire contenuti utili alla riflessione bandendo le mere provocazioni che, magari, emergono nei titoli di alcuni contributi.

Ad esempio, emerge chiaramente come nel “mondo” digitale la violenza non solo sia tollerata ma sia persino incentivata, anzi premiata, tanto che Michele Marangi rileva come l’algoritmo dei social media premi maggiormente i contenuti divisivi, violenti se non addirittura estremi.

Naturalmente la violenza così esercitata non si esaurisce, come molti potrebbero pensare, nel cyberbullismo, ma coinvolge di fatto una galassia di micro e macro aggressioni, spesso interiorizzate, che possono comportare sofferenza, disagio psichico ed autolesionismo.

Serve quindi, a parere di molti, una nuova grammatica educativa e relazionale, capace di leggere la complessità dei fenomeni e di promuovere ascolto e responsabilità collettive, oltre a quelle soggettive.

Non abbiamo a che fare con un’entità astratta, maligna o perversa, ma con un sistema complesso, fatto di sottosistemi che, attraverso incentivi economici e tecnici, favorisce il proliferare di contenuti aggressivi, divisivi, scioccanti, estremi.

Come rilevato da altro Autore, infatti, l’algoritmo non odia: ottimizza, semplicemente, i contenuti che gli vengono forniti per generare – a sua volta – coinvolgimento permanente e crescente negli altri. E l’odio – o la paura, l’umiliazione, la rabbia – genera di fatto più traffico di qualsiasi altro sentimento. Risse tra studenti, umiliazioni, minacce ai professori, esibizionismo del rischio, diventano virali e – ricorda sempre Marangi – non è importante “se il contenuto sia tossico, pericoloso, dannoso: importa che ‘funzioni’, sia per l’algoritmo, sia per chi produce, guarda e condivide questi contenuti, perché si genera traffico non solo in senso digitale, ma anche in una prospettiva di intensità relazionale e psicologica”.

Urge, allora, un’educazione a questi strumenti che metta in luce, smascherandoli, tali meccanismi e renda tutti noi (e non solo gli adolescenti) consapevoli di queste evoluzioni. La velocità con la quale le tecnologie trasformano quotidianamente la nostra realtà rischia di farci trovare in un perenne stato di debito di ossigeno che può portare ad arroccamenti su modelli interpretativi ormai obsoleti.

È poi altrettanto urgente la necessità di superare posizioni, certo utili a definire principi e valori, ma che risultano carenti ad indicare prospettive concrete. Pensiamo alla questione degli smartphone al centro di dibattiti, proposte legislative e proclami che vedono posizioni proibizioniste e stigmatizzanti contrapposte a sottovalutazione dei rischi e sostanziale deresponsabilizzazione delle istituzioni coinvolte. Eppure esistono iniziative che, come riferisce Elena Ferrara nel suo contributo, affrontano tale questione proponendo percorsi di consapevolezza e di cittadinanza digitale che coinvolgono tutta la comunità educante.

In conclusione, a partire dalle poche citazioni esposte, le considerazioni critiche e riflessive sui temi del presente fascicolo non mancano e, a parer nostro, risultano piuttosto stimolanti. L’ordine dato ai contributi si declina secondo una coerenza interna che riguarda la nostra “impostazione” della Rivista ma che forse il lettore potrebbe voler ribaltare, spaziando dalle letture sociologiche sulle molteplici forme di devianza e di violenza minorile di Franco Prina alle riflessioni sulla genealogia della costruzione sociale dell’adolescenza nel nostro Paese di Vincenzo Scalia; o dalle considerazioni sulla crisi del sistema penale minorile di Pietro Buffa all’analisi delle correlazioni esistenti tra adolescenza e violenza nell’età contemporanea di Umberto Nizzoli.

Insomma, quello che ci preme comunicare è che i preziosi contributi degli Autori di questo fascicolo possono rappresentare quell’area di confronto che “Adolescenze” si è data come missione e che si propone – almeno lo speriamo – di mettere ordine sui fenomeni contemporanei quando questi sfuggono di mano. Finora abbiamo guardato superficialmente, ma non scrutato – per citare le acute descrizioni di una società drammaticamente in crisi e che cambia rapidamente, già letti nei meravigliosi romanzi di fantascienza di Philip H. Dick… Abbiamo navigato in una società liquida senza operare per alcun consolidamento della stessa – sempre per citare, in questo caso, le acute riflessioni di Zygmunt Bauman, ma ci sembra soprattutto opportuno, oggi, riuscire a contribuire – nella nostra piccola parte – ad un finale di partita che non sia quello di beckettiana memoria.

>>> Per scaricare il fascicolo 2 della Rivista, pubblicato il 21 luglio 2025, clicca qui.

~~~~~~~

note

__

Adolescenze – Rivista Transdisciplinare
Registrazione presso il Tribunale di Milano al n. 52 del 27 aprile 2023
Via Egadi, 2 | 20144 MILANO (MI)
rivista.adolescenze@fondazionevarenna.it
www.fondazionevarenna.it/rivista