“L’uso dell’I.A. (e siamo solo agli inizi) sta diventando un abuso: l’introduzione massiva delle tecnologie espungendo penne, quaderni e libri si avvia a produrre un risultato che provo a sintetizzare nel modo seguente.
Mentre nella scuola tradizionale ciò che veniva spiegato dai docenti, letto sui libri o frutto di ricerche mirate comportava un processo di interiorizzazione e metabolizzazione del sapere, adesso è possibile bypassare fatiche, impegni, diligente applicazione, sforzo cognitivo, personalizzazione del risultato semplicemente assegnando alle macchine il compito di elaborare in tempi brevi il prodotto finale.
La differenza è questa: si passa dall’interno all’esterno, non più attraverso l’uso del ragionamento che comportava una sosta di riflessione sulla conoscenza.
Probabilmente si arriva prima ma non sempre si va più lontano.
I giovani alunni di quella scuola che – anziché esprimere proprie idee nel tema assegnato l’hanno affidato ad una elaborazione virtuale che poi non sono stati in grado di comprendere e spiegare – hanno mosso un passo verso l’abbandono del pensiero critico”.
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