A proposito di… genere e dipendenze comportamentali

RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI

Si è tenuto il 30 ottobre 2023, a Palazzo Isimbardi a Milano, l’atteso evento della Fondazione Varenna sul tema “caldo” delle dipendenze comportamentali che oggi, grazie anche al progresso tecnologico, stanno ormai superando, in termini di diffusione, le dipendenze da sostanze.

Il taglio davvero innovativo dell’evento – afferma Fulvia Prever, organizzatrice e promotrice del seminario – è stato quello di “analizzare la specificità dell’approccio di genere nella salute mentale e nelle addictions, che grazie ad offerte di mercato, al target di marketing  female oriented  e al parziale/apparente riduzione dello stigma connesso, sta coinvolgendo sempre più donne di ogni età”.

Infatti, i relatori intervenuti, di differente estrazione professionale (Marc Potenza, Amanda Roberts, Fulvia Prever, Claudia Segre e Diana De Marchi – clicca qui per vedere il programma e le qualifiche dei relatori) hanno trattato, secondo prospettive diverse ma integrate tra loro, il tema, mettendo in luce aspetti e criticità di analisi.

Ad esempio, Marc Potenza ha evidenziato gli studi che mettono in relazione il genere/lo stress/ il trauma e le addiction e ha sottolineato come sia importante comprendere le modalità con cui “stress e traumi operano nelle donne e negli uomini in relazione alla psicopatologia e al funzionamento biologico” nonché quelle che sono le “specifiche vulnerabilità individuali connesse al Gaming, ai Social Media e alla Internet Addiction”.

Amanda Roberts, invece, ha affrontato il tema dell’azzardo al femminile in UK, parlando di crescita esponenziale, gravità dei profili anche in termini di comorbilità. La ricercatrice, in particolare, ha confermato che “la connessione tra gambling e IPV (violenza intrafamiliare) è significativa, e pare esserlo per entrambi i sessi, ma significativamente più alta nel caso della violenza subita dalla donne giocatrici”. Inoltre, ha dimostrato come “la violenza perpetrata dalle donne è essenzialmente verbale o fatta di gesti non lesivi, mentre quella maschile è soprattutto fisica e causante degli esiti lesivi”.

Su questa scia discorsiva si è posta poi Claudia Segre la quale, portando l’attenzione sul tema della violenza economica subita dalle donne, ha illustrato alcuni importanti interventi di educazione finanziaria, di sostegno strutturale, legale ed economico per il genere femminile.

Anche Fulvia Prever, sulla base della sua esperienza, ha evidenziato come “la salute mentale delle donne sia invisibile, piuttosto nascosta da stigma e vergogna”, priva di “reali testimonial/sostenitori dell’importanza del tema”, tanto da avere “una minor forza di impatto e, quindi, continui bias nella ricerca e nella clinica”.  Ella ha sottolineato “come a partire dall’utilizzo di un linguaggio appropriato, non discriminatorio, sessista o stigmatizzante, sia possibile avviare un vero e proprio cambiamento nell’affrontare e nel dare legittimità alle specificità nelle addiction” tanto che “serve oggi avere, anche nel campo delle dipendenze comportamentali, una reale capacità di intercettare le ragazze e le donne” ed una effettiva capacità di “mappare l’entità del problema, fornendo risposte sensate ed adeguate”.

Ad esempio, sempre secondo Prever, in questi anni “le dipendenze comportamentali al femminile ci hanno portato ad una popolazione sempre più giovane. Infatti, il gambling online ha coinvolto un numero crescente di adolescenti e il gaming sta letteralmente spopolando”. “Anche i giochi di ruolo crescono all’interno delle giovani donne, benché quasi il 60% di costoro afferma di nascondere la propria identità di genere per evitare di subire molestie sessuali”. Allo stesso tempo non vanno dimenticate altre forme di dipendenze comportamentali al femminile, come “la sex addiction, spesso sottostimata e non intercettata e trattata in modo adeguato”, “l’exercise  e la food addiction, in genere nelle più giovani”, “lo shopping addiction, in crescita esponenziale dopo la pandemia e da sempre squisitamente e culturalmente femminile”, le quali “necessitano sempre più di un’attenzione specifica, perché la salute delle donne, metà della popolazione mondiale e perno della vita familiare e sociale, diventi davvero punto centrale nella nostra agenda di lavoro”.


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